Negli ultimi anni l’impegno verso la sostenibilità ambientale è diventato un tema centrale per aziende, produttori e consumatori. Tra le misure più concrete introdotte in ambito normativo c’è l’obbligo di etichettatura ambientale per gli imballaggi: una disposizione che mira a semplificare la raccolta differenziata, ridurre l’impatto dei rifiuti e aumentare la consapevolezza delle persone sulle corrette modalità di smaltimento.
In Italia, l’etichettatura ambientale è diventata obbligatoria a partire dal 1° gennaio 2023. Ogni imballaggio immesso sul mercato deve riportare informazioni chiare sulla sua composizione e sulle modalità di conferimento. Si tratta di un passo importante che non riguarda solo la comunicazione ambientale, ma anche il rispetto delle normative in vigore.
L’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi è previsto dal Decreto Legislativo 116/2020, che recepisce le direttive europee in materia di rifiuti e di imballaggi. In particolare, il provvedimento modifica l’art. 219 del D.Lgs. 152/2006, introducendo l’obbligo per i produttori di:
Queste informazioni devono essere presenti su ogni componente separabile dell’imballaggio, come ad esempio una scatola con finestra in plastica o una fascetta in cartoncino. Il consumatore deve poter comprendere immediatamente cosa è e come smaltirlo.
Un’etichettatura ambientale corretta deve riportare alcune informazioni essenziali. Prima di tutto, il codice alfanumerico del materiale secondo la classificazione europea (ad esempio PAP 21 per il cartone, PET 1 per il polietilene tereftalato, ALU 41 per l’alluminio). A questo si accompagna spesso il simbolo del triangolo di Möbius, che indica la riciclabilità del materiale.
Accanto al codice, è importante specificare la modalità di raccolta, come ad esempio “Raccolta carta” o “Raccolta plastica”. In molti casi è utile o consigliato aggiungere l’avvertenza “Verifica le disposizioni del tuo Comune”, poiché in Italia i sistemi di raccolta possono variare da un territorio all’altro.
Non è invece obbligatorio inserire loghi, certificazioni o dichiarazioni aggiuntive, a meno che non si tratti di informazioni verificate da terze parti, come nel caso di etichette ecologiche di tipo I (es. FSC, PEFC, Ecolabel).
Per essere in regola, è fondamentale conoscere la composizione dei materiali utilizzati nel proprio packaging. Ogni componente separabile deve essere identificato con il proprio codice materiale e accompagnato da un’indicazione sulla raccolta.
Le informazioni possono essere stampate direttamente sull’imballaggio, applicate con un’etichetta adesiva o inserite in un’apposita fascetta. È importante che siano ben visibili, resistenti e posizionate in modo tale da non generare ambiguità.
Nel caso di progetti complessi o strutture fuori standard, è sempre consigliabile confrontarsi con il proprio fornitore di packaging per individuare la soluzione più adatta. Alcuni fornitori, come Scatolean, offrono anche supporto tecnico nella definizione e nel posizionamento dell’etichettatura.
Inserire una corretta etichettatura ambientale sugli imballaggi non è solo una questione di adempimento normativo. È anche una scelta di responsabilità e trasparenza verso i clienti, che sempre più spesso apprezzano e cercano prodotti con un’impronta sostenibile.
Oltre ad aiutare i consumatori a conferire correttamente i materiali, l’etichetta rafforza l’identità del brand, comunica attenzione all’ambiente e contribuisce alla riduzione dell’impatto ambientale. Inoltre, chi non si adegua rischia sanzioni amministrative, soprattutto in caso di controlli da parte degli organi competenti.